il bambino e la fotografia

La fotografia,  posta in relazione con la realtà, sia circostante che interiore, risponde al desiderio non solo di identificare e interpretare, ma anche di immaginare, comunicare e narrare visivamente.

Nei percorsi di avvio alla conoscenza e alla identificazione della realtà, nonché dello spazio dal vicino (la classe/la scuola) al lontano (quartiere, città, ...), il bambino sperimenta direttamente come la fotografia possa condurre ad una lettura emotiva e mentale dei paesaggi, siano essi riferiti a spazi interni che a spazi esterni; dia, inoltre, un ordine agli elementi considerati, ne privilegi alcuni piuttosto che altri; permetta, infine, una rielaborazione di significati e di valori attraverso processi meta-cognitivi e interpretativi, riflessivi e creativi. Immagine fotografica, quindi, come alfabeto concettuale, capace di porre il bambino in un rapporto vitale e trasformativo con la realtà; medium linguistico che permette di dare spazio espressivo all’intuizione, di acquisire e analizzare criticamente ambienti e situazioni all’interno di un percorso di conoscenza attiva e consapevole.

In questa prospettiva, l’angolazione scelta nei lavori fatti con i bambini, è stata quella di partire da una fotografia spontanea utilizzata dal bambino in differenti contesti e per differenti obiettivi e arrivare ad un utilizzo della scrittura fotografica sicuramente maggiormente competente e critica, ma soprattutto rispondente alle istanze personali e ideali.

Ma di quale fotografia si tratta?

I bambini in questione hanno 7/8 anni, appartengono al XXI secolo e sono immersi nel digitale. I pixel, picture element, sono di fatto l’alfabeto entro il quale i bambini nascono, crescono, vivono.

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