Note autobiografiche

Provengo dalla fotografia analogica in bianco e nero.

Nella mia famiglia d’origine stavano in primo piano gli album che raccontavano, in ordine cronologico, la storia privata e collettiva di un’epoca. Fotografie, custodite con cura, di momenti, eventi, viaggi. Dentro a queste raccolte si percepiva già una prima evoluzione relativa a tecnologie e strumenti che hanno caratterizzato epoca e costume.   

Scrivere e leggere, nella molteplicità delle forme e dei modi, sono attività che coltivo fin da bambina. Quasi un'unica attività. Mi piace. Così come mi piace includere e intrecciare testi in codice diverso: scritto, linguistico e non, iconico, musicale.   

Ora, la fotografia che utilizzo è prevalentemente digitale. 

Uso la fotografia come un occhio in transizione nello spazio. Il tempo varia con il variare degli stati che mi si riferiscono. 

Alcuni dei racconti fotografici, che presento qui, si riferiscono ad un lavoro di tesi per il corso di Laurea in Tecniche e metodi dell'E-learning e della Media Education, Facoltà di Scienze dell'Educazione dell'Ateneo di Padova:

"Fotografia nella scuola primaria: lettura e scrittura fotografica come interpretazione e narrazione del paesaggio contemporaneo". 

Il corso di Storia e tecnica della fotografia- con Laboratorio di scrittura fotografica curato dai prof. Giovanni De Sandre e Alberto Andrian hanno segnato un nuovo impulso al mio lavoro.

Oltre che darmi nuove basi teoretiche relative al mondo della fotografia, mi hanno stimolato a promuovere attività didattiche e formative con i bambini della scuola primaria.

Stanga autobiografica

La Stanga è una zona di ingresso alla città di Padova.

Ideazione e progettazione dell'opera.

Potrei decidere di trattare una Stanga minore, quella di coloro che ancora abitano una piccola porzione, accanto al fiume, che rimane sconosciuta ai più; potrei soffermarmi su ciò che resta di una Padova storica, chiusa dai bastioni e dai corsi d’acqua; sono indecisa ma, con sicurezza, scarto l’ipotesi di andare oltre una linea di demarcazione che ben conosco e mi appartiene.

Entro, quindi, nel racconto da un "ingresso secondario", quello reale della casa relativa alla mia adolescenza/giovinezza, quello metaforico che decido di utilizzare scartando il piazzale, l’iper-concentrazione di edifici e arterie percorse da traffico intenso e rumoroso, i contrasti stridenti che gli elementi antropici lasciano emergere.

Inizio quindi da una Stanga ripresa da lontano e appena visibile, ponendomi al di qua della chiusa, una Stanga decifrabile per l’unico elemento che per anni ha caratterizzato, da solo, il luogo, ossia l’insegna dell’hotel Biri.

Revisione e riscrittura:

Successivamente all’analisi critica e valutativa  scelgo, inoltre, di descrivere il soggetto unicamente attraverso il verde e l’acqua dell’ambiente naturale, costruendo un testo, appunto autobiografico, dichiarato subito all’inizio, che si caratterizza per assenza di traffico e di edifici; scelgo, ancora, il taglio orizzontale per tutte le foto: questa dimensione si oppone alla verticalità degli edifici, dei pali, dei cartelloni pubblicitari …

Adolescenza in una stanza

Elementi che descrivono la vita, solo apparentemente al chiuso, di una adolescente.

La sequenza si apre con una fotografia che rappresenta una relazione, “ciao” scritto sul panno plasticato del tavolo, e si chiude con un’immagine che rappresenta ugualmente la relazione, ma dinamica e molteplice del mondo comunicativo e costruttivo del web.

In mezzo stanno lettura, musica, disegno, scrittura e sport, ma anche attimi di intimità e di contraddizioni tipiche del periodo di trasformazione e migrazione in altre età della vita.

Nessuna delle foto è “costruita”; ho eliminato infatti tutte le foto in cui avevo spostato o aggiustato qualcosa. Mi infastidisce la polvere della tastiera, ma spesso è proprio così, perché raccoglie la “gomma di ..Architettura”.

Tranne che per le due foto di inizio e fine, ho cercato di non ripetere, neppure metaforicamente, i diversi aspetti presi in considerazione, per cui ho scartato, ad esempio, una foto con borsa e scarpe da sport, perché lo sport è già rappresentato dalle medaglie appese al letto o, altro esempio, i libri di scuola predisposti sul tavolo. La scuola e la conoscenza sono dati dalla gran parte degli elementi presenti nel racconto.

Le inquadrature e i tagli vogliono essere quasi casuali, come se, entrando nella stanza l’occhio cadesse qua e là tra gli oggetti e gli spazi abitati dal disordine e dalla inquieta vitalità.